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Il Gran Premio di Tripoli e i tanti milioni in palio

La corsa sul circuito della Mellaha negli anni ’30 ottenne un grande successo grazie alla lotteria con i biglietti abbinati ai piloti. Tre i successi di Achille Varzi, Tazio Nuvolari rischiò di morire con l’Alfa Bimotore

Nel 1912 i Savoia in Africa occupano Tripoli e Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, territori che dal 1929, insieme, formeranno la Libia. A partire da quel momento quel lembo d’Africa si italianizza e diversi connazionali vanno a cercare fortuna laggiù. La Libia diventa italiana in tutto per tutto ed anche le attività sportive trovano spazio. È il 1925 quando le corse automobilistiche fanno il loro esordio a Tripoli. Si disputano due corse su un circuito stradale di 71,10 chilometri da ripetere tre volte. Il 17 aprile vince Alberto Trivero con una Fiat 3A precedendo di circa 4’30” Vittorio Gaia con una Lancia, sono queste le uniche due auto (delle quattro partite) al traguardo. Il giorno dopo si corre una seconda gara sulla stessa distanza dove il forte lucchese Renato Balestrero, con una OM 665, distanzia di circa 14’ Luigi Platé (Chiribiri 12/16) che ha la meglio sulla Amilcar CGS di Nino Calo.

L’anno dopo, il 2 maggio, si corre la seconda edizione del Gran Premio vinto dalla Bugatti 35 di François Eysserman davanti alla vettura gemella di Vittorio Astarita. Il circuito ora misura 30,23 chilometri ed i giri sono tredici. Nel 1927 la corsa si sposta attorno alle saline di Mellaha, zona che si trova ad est di Tripoli. Il circuito (ogni giro misura 26,20 chilometri ed occorre percorrerne sedici) è veloce: vince Emilio Materassi con una Bugatti 35C alla media di 132,08 chilometri orari, alle sue spalle con una vettura identica Renato Balestrero mentre Alfieri Maserati è terzo con una sua auto. Il 31 marzo 1928 si corre la quarta edizione del GP ed a vincere è Tazio Nuvolari con una Bugatti 35C. Il successo di Tripoli sarà il primo – di una lunga serie – in campo internazionale. Sul podio anche la Bugatti 37A di Cleto Nenzioni e l’altra 35C ex Nuvolari di Achille Varzi.

Il 24 marzo 1929 a vincere è il conte toscano Gastone Brilli Peri con una Talbot 700 con cui precede Baconin Borzacchini, Maserati 26B, e Nuvolari su una Bugatti 35C. Lo stesso giorno si corre, su 14 giri anziché sedici, il Gran Premio Junior vinto da Clemente Biondetti davanti a Luigi Fagioli, entrambi con una Salmson. Per i strani giochi del destino Brilli Peri trovò la morte sul circuito della Mellaha l’anno dopo, il 1930. Il sabato esce di strada nei pressi del villaggio di Suk el Giuma e muore sul colpo provando la sua Talbot prima di pranzo. Il giorno dopo, il 23 marzo, si corre ugualmente: su un tracciato di 26 chilometri da percorrere 18 volte si corrono due batterie ed una finale. Le due manches sono vince da Clemente Biondetti, Talbot 700, e Baconin Borzacchini con una Maserati 16C. In finale quest’ultimo la spunta su Luigi Arcangeli e Clemente Biondetti.

Nonostante gli sforzi e l’impegno delle autorità, però, il Gran Premio di Tripoli non decolla. Allora si decide di sospenderlo per un po’ cercando delle soluzioni per il rilancio. Il presidente dell’Automobile Club Tripoli, Egidio Sforzini, vuole costruire un circuito permanente, il governo italiano sembra disposto a spendere solo per incrementare lo sviluppo, economico e turistico, della colonia e quindi si fa passare la costruzione dell’autodromo come la realizzazione di una nuova attrazione per turisti. Sforzini con Giovanni Canestrini, giornalista de La Gazzetta dello Sport, mette in cantiere l’edizione ‘33 del Gran Premio di Tripoli sul circuito permanente della Mellaha. La gara sarà abbinata a una lotteria. I biglietti costano 12 lire ed il ricavato verrà utilizzato per finanziare la corsa e, in parte, per le iniziative del governo in Africa. Il Gran Premio di Tripoli viene subito ribattezzato “Corsa dei milioni”.

Per la prima edizione della lotteria vennero venduti 1.489.507 tagliandi con un ricavo di 8.425.940,60 lire. Gli utili vengono così ripartiti: un milione e 200mila lire vanno all’AC Tripoli per la costrizione dell’autodromo e le spese, 550.000 sono destinate ai premi per i piloti mentre ben sei milioni di lire serviranno per il montepremi dei tre biglietti accoppiati ai piloti che saliranno sul podio. Ad ognuno dei piloti partenti venne assegnata la somma di 17.432,98 lire. I biglietti migliori, nei pronostici, erano quelli abbinati a Nuvolari e Varzi e, in second’ordine, a Borzacchini. Il week end prima della gara, durante il Circuito di Alessandria, i tre piloti s’incontrano con Canestrini esigendo una parte delle vincite: il passo successivo è l’incontro che si svolge il lunedì a Roma presso l’hotel Massimo D’Azeglio con i possessori dei biglietti a loro abbinati. I presenti stringono un accordo secondo cui, in caso di vittoria, i premi vengono divisi tra piloti e possessori. Sembra assodato, poi, che Nuvolari e Varzi si giocarono a testa o croce il successo, la sorte favorì il galliatese. Da compiere 30 giri del rinnovato circuito che misura 13,10 chilometri. Borzacchini ha subito problemi meccanici ed è fuori gioco, Varzi (Bugatti) fa i conti con le noie ad una candela. Davanti ci sono le Alfa Romeo di Campari e Nuvolari, il mantovano passa al comando quando il lodigiano accusa dei problemi. Alle spalle di Nuvolari piomba Varzi, i due si danno battaglia per il resto della gara nonostante qualche problema di quest’ultimo con il pescaggio della benzina. Canestrini si apposta presso la curva Tagiura, non troppo lontana dal traguardo, sia per vedere da vicino il duello tra i due sia per ricordare ad entrambi il patto che avevano stretto. Nuvolari va al comando approfittando dei guai dell’avversario ma non viene meno all’accordo ed a cento metri dall’arrivo fa passare Varzi che va a vincere con due decimi di vantaggio. Terzo è Sir Henry “Tim” Birkin con una Maserati 8C-3000 ma la gioia del britannico è, purtroppo, di breve durata. Durante una sosta ai box un principio d’incendio gli ustionò le braccia cosa che, secondo alcune fonti, gli provocherà un’infezione ed il successivo avvelenamento del sangue, causa della morte avvenuta il 22 giugno.

I 33 iscritti vennero abbinati ad altrettanti biglietti i cui possessori incassarono, ciascuno, 30.639,78 lire. Ma quelli abbinati ai primi tre classificati regalarono ai fortunati giocatori una somma incredibile per l’epoca. Varzi, primo, era associato al biglietto T16106 che consentì ad Arduino Sampoli di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena, di portare a casa 3.370.376,25 lire. Nuvolari ed il biglietto N90169, “regalarono” a Umberto Donati di Cellino Attanasio, provincia di Teramo, la cifra di 1.685.188,10 lire. Infine l’imperiese Natale Bianchi con il biglietto serie N75631 portò a casa 842.594,10 lire grazie al terzo posto del povero Birkin. Bisogna tenere conto che allora i nominativi, ed il relativo indirizzo di residenza, dei vincitori erano resi pubblici nei “Bollettini ufficiali” con le conseguenze che questa “popolarità” provocava…

Il successo del Gran Premio tripolino e della lotteria ad esso collegata fu enorme. La lotteria l’anno dopo vendette circa il doppio di biglietti del 1933. Per evitare accordi tra piloti e possessore dei biglietti si decise che le estrazioni per gli accoppiamenti avvenissero direttamente all’autodromo della Mellaha, subito dopo la partenza della corsa. La prova cresce di popolarità ed interesse tanto da diventare, dopo quello di Monte Carlo, il Gran Premio più importante del calendario anche perché quello della Mellaha è riconosciuto come il circuito più veloce del mondo. Il 6 maggio i piloti si presentano sotto il caldo sole africano per darsi battaglia: manca Nuvolari a causa di un pauroso incidente, avvenuto sulle strade viscide del circuito di Alessandria, che gli aveva provocato la frattura di una gamba. Il miglior tempo in prova è quello della Bugatti T59 di Wimille che precede l’Alfa Romeo di Trossi e la Maserati di Taruffi. Ma in gara le Alfa P3 della scuderia Ferrari, uscito di strada Taruffi, fanno il bello ed il cattivo tempo e dopo i 40 giri del circuito di 13,14 chilometri Varzi vince al fotofinish sul compagno di scuderia Guy Moll, più staccato Louis Chiron.

Il 1935 si apre con una novità importante. Le Mercedes-Benz W25B vanno tremendamente forte e per contrastare le frecce d’argento (e l’Auto Union che aveva ingaggiato Achille Varzi) Enzo Ferrari in tutta fretta fa costruire l’Alfa Romeo Bimotore, dotata di due propulsori (uno anteriore e l’altro posteriore) della P3, due otto cilindri di 3.165 cc di cilindrata ciascuno. Le auto, che debuttano proprio a Tripoli, sono per Nuvolari e Chiron. L’11 maggio si disputano le prove sotto un sole cocente. La Bimotore è veloce (Tazio aveva superato i 200 chilometri orari di media) ma “mangia” le gomme in maniera eccessiva. Mentre il mantovano è in piena velocità, esplode un pneumatico e la sua Alfa s’impenna: “Nivola” viene sbalzato fuori dall’abitacolo cadendo pesantemente sull’asfalto, per lui due vertebre incrinate. La mattina della gara nei box Ferrari l’Alfa è di nuovo a posto, frutto del lavoro notturno dei meccanici. Poco prima del via arriva un’ambulanza da cui scende, su una barella, Nuvolari vestito da pilota, maglia gialla e pantaloni azzurri. Il mantovano, che ha il torace stretto da una fasciatura, con delle smorfie di dolore si mette caschetto ed occhiali e s’infila nell’abitacolo della Bimotore, pronto per il via. Per tutta la gara lotta per la vittoria ma deve soccombere a causa delle gomme rovinate arrivando quarto davanti a Chiron. A vincere fu Rudolf Caracciola con la Mercedes precedendo l’Auto Union di Varzi ed il compagno di squadra Fagioli.

Nel 1936, il 10 maggio, si corse la decima edizione del GP, sull’ormai classica distanza dei 40 giri del circuito di 13,14 chilometri. Lo strapotere tedesco si evidenziò ancora una volta con le Auto Union C di Achille Varzi (al terzo successo sul circuito della Mellaha) ed Hans Stuck davanti alle Mercedes-Benz W25K di Luigi Fagioli e Rudolf Caracciola. Nuvolari, con un’Alfa Romeo 12C-36, si dovette accontentare dell’ottavo posto. Ancora più impressionante l’ordine d’arrivo del 1937: primo Hermann Lang con la Mercedes-Benz W125, a seguire le Auto Union C di Bernd Rosemeyer, Ernst Von Delius, Hans Stuck e Luigi Fagioli, poi le altre Mercedes di Caracciola e Dick Seaman. Ottavo Rudolf Hasse con un’Auto Union e solo nona la prima Alfa Romeo, quella di Nino Farina. Nuvolari? Fermo dopo tre tornate per la rottura del motore. Il giro più veloce fu quello di Hans Stuck che impiegò 3’25”7 alla media di 229.97 km/h.

Tragica l’edizione del 1938 che si ricorda per le tre Mercedes-Benz W154 di Hermann Lang, Manfred Von Brauchitsch e Rudolf Caracciola sul podio. All’ottava tornata Eugenio Siena, all’esordio sull’Alfa Romeo 12C-312 ufficiale, nella curva vicino al Pozzetto nr. 8, supera la Maserati di Cortese ma perde il controllo e finisce fuori strada. L’auto supera il terrapieno di sabbia e gli alberi andando a sbattere contro il muro, il pilota muore sul colpo. Seconda tragedia al tredicesimo giro: la Maserati 4CM di Laszlo Hartmann in prossimità della Torretta nr. 3 e va a sbattere contro l’Alfa Romeo 12C-312 di Nino Farina. Le due vetture si ribaltano ed i piloti rimangono gravemente feriti. L’ungherese subisce gravi danni alla schiena e muore il giorno dopo all’Ospedale italiano di Tripoli. Il radiatore ed altre parti delle vetture schizzano tra il pubblico e feriscono gravemente due spettatori, Virgilio Scaglia e Francesco Verderame.

Nel 1939 il GP di Tripoli inaugura la stagione, è il 7 maggio. La gara si corre sulla distanza dei trenta giri. Le Alfa 158 sono quelle che, nei pronostici, dovrebbero giocarsi il successo. Ma non fanno i conti con la Mercedes che nei mesi invernali, in gran segreto, dà vita alle W165, vetture pressoché simili alle W154, solo con dimensioni più ridotte ed un motore di cilindrata minore. Quando le iscrizioni si stanno per chiudere i tedeschi chiedono di far partecipare Hermann Lang e Rudolf Caracciola, il secondo esemplare venne ultimato sulla nave verso la Libia. Nonostante un motore che erogava ben 254 CV, le W165 non ottennero la pole position: il “boss” della Mercedes Alfred Neubauer per non scoprire le carte e per non sollecitare troppo la meccanica decise di far saltare ai due piloti la seconda sessione di prove. Ma in gara non ce ne fu per nessuno: Lang schizzò subito via e Caracciola s’accodò dopo sette giri, quando riuscì a superare l’Alfa di Villoresi. Le vetture italiane non riuscirono a tenere il ritmo delle tedesche ed una dopo l’altra (tranne Villoresi, terzo) si ritirarono per problemi di surriscaldamento. Quell’exploit delle W165 rimase un fatto isolato: a settembre iniziò la Seconda Guerra mondiale…

Il conflitto incombeva già da alcuni mesi quando andò in scena l’ultima edizione della “Corsa dei milioni”. È il 12 maggio 1940 ed i piloti sono tutti italiani. Le Alfa Romeo 158 monopolizzano il podio con Nino Farina vincitore davanti a Clemente Biondetti e Carlo Felice Trossi. A seguire le Maserati di Villoresi e Cortese e l’altra 158 di Carlo Pintacuda. Ma, ormai, sorrisi ed allegria non esistono più. Il dolore della guerra prende il sopravvento.