Circuito del Lago di Garda: la corsa più bella

circuito del lago di garda

La regione intorno a Brescia è il cuore della passione italiana per le corse su strada. La Mille Miglia è una leggenda, ma invece c’è una “cugina” dimenticata della MM proprio in fondo alla strada. Si tratta del Circuito del Lago di Garda.

Nascosto tra le incantevoli colline che digradano verso le rive del Lago di Garda, c’è un luogo intriso di storia e adrenalina: il Circuito del Garda. Per decenni, questo circuito ha rappresentato un’icona delle corse su strada italiane, offrendo un palcoscenico mozzafiato per le competizioni automobilistiche più emozionanti del suo tempo. Tuttavia, nonostante la sua bellezza e il suo ricco patrimonio, il Circuito del Garda è rimasto in gran parte nell’ombra rispetto ad altre celebri gare su strada del passato.

Le radici del Circuito del Garda affondano nel tessuto stesso delle corse automobilistiche italiane. È qui che leggende come Tazio Nuvolari hanno fatto le loro prime apparizioni in gara, catturando l’immaginazione del pubblico con la loro audacia e abilità di guida straordinarie. Per molti, il Circuito del Garda rappresentava il palcoscenico perfetto per mettere alla prova le proprie capacità di guida, sfidando le curve tortuose e le ripide salite delle strade locali.

Ma la storia del Circuito del Garda è più che una semplice cronaca di gare e vittorie. È un racconto di passione e determinazione, di piloti coraggiosi e di macchine spettacolari che hanno sfidato i limiti della velocità e della tecnologia. È anche un racconto di bellezza e fascino, con le splendide vedute del Lago di Garda che fungono da sfondo incantevole per le azioni audaci che si svolgono sul circuito.

Nonostante il suo status di “brutto anatroccolo” nel mondo delle corse su strada, il Circuito del Garda ha avuto il suo momento di gloria. È stato qui che la Ferrari ha ottenuto la sua prima vittoria assoluta con una vettura da Gran Premio, segnando l’inizio di una lunga e gloriosa tradizione di successi nel mondo delle corse. È stato anche qui che piloti come Stirling Moss hanno dimostrato il loro talento straordinario, lasciando un’impronta indelebile nella storia del circuito e del motorsport italiano nel suo complesso.

Oggi, il Circuito del Garda può sembrare un ricordo sbiadito di un’epoca passata, ma la sua eredità vive ancora nei cuori e nelle menti di coloro che lo hanno conosciuto e amato. È un monumento alle corse su strada italiane, un simbolo di passione e audacia che continuerà a ispirare e affascinare le generazioni future. Che si tratti di un appassionato di corse o di un semplice ammiratore della bellezza del Lago di Garda, il Circuito del Garda rimarrà per sempre un luogo di leggenda e fascino.

Storia di una leggenda delle corse

Nel cuore delle pittoresche terre bresciane, tra le dolci colline che si affacciano sul Lago di Garda, sorgeva un luogo di passione e velocità: il Circuito del Garda. Sebbene abbia vissuto solo quindici edizioni dal 1921 al 1966, questo circuito rimane uno dei gioielli nascosti dell’automobilismo italiano, con una storia ricca di emozioni e gloria.

Nato con l’obiettivo di ravvivare il turismo dopo la Prima Guerra Mondiale, il Circuito del Garda ha subito catturato l’immaginazione di appassionati e piloti di tutto il mondo. Con base a Salò, il primo ciclo di corse si estese dal 1921 al 1927, attirando alcuni dei nomi più illustri dell’automobilismo dell’epoca. Piloti leggendari come Tazio Nuvolari, Ferdinando Minoia e Baconin Borzacchini si sono battuti sulle tortuose strade del circuito, affrontando curve impegnative e tornanti mozzafiato.

Il tracciato del Circuito del Garda era tra i più variegati e tecnici del suo tempo, con partenza e arrivo a Salò e un percorso che attraversava le pittoresche frazioni circostanti. Le gare si svolgevano su un terreno accidentato e impegnativo, mettendo alla prova le abilità e il coraggio dei piloti in ogni curva. L’atmosfera era elettrizzante, con folle entusiaste che affollavano le strade per assistere alle emozionanti sfide automobilistiche.

Nel corso degli anni Venti, il Circuito del Garda divenne un punto di riferimento per l’automobilismo italiano, attirando non solo i migliori piloti, ma anche l’attenzione dei media e del pubblico. La sua fama crebbe fino a diventare una delle gare più importanti del calendario automobilistico, contribuendo a consolidare la reputazione della regione come destinazione di riferimento per gli amanti delle corse.

Tuttavia, nel 1927, l’organizzazione del Circuito del Garda decise di concentrarsi su un altro evento di grande prestigio: la 1000 Miglia. Questa decisione segnò la fine del primo ciclo di gare sul circuito, ma non il suo ricordo. Anche se le gare non si svolgono più sulle strade del Circuito del Garda, la sua eredità vive ancora nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di assistere a queste epiche sfide automobilistiche.

Oggi, il Circuito del Garda potrebbe non essere più al centro dell’attenzione nel mondo delle corse, ma la sua storia rimane un testamento della passione e dell’audacia che hanno animato l’automobilismo italiano per generazioni. È un ricordo di tempi passati, quando le strade del Garda erano il palcoscenico di sfide epiche e di vittorie indimenticabili. Che sia attraverso le storie tramandate di generazione in generazione o attraverso i ricordi di coloro che hanno vissuto quei momenti, il Circuito del Garda continuerà a vivere nel cuore di tutti coloro che amano le corse su strada e l’emozione della velocità.

Il Circuito del Lago di Garda riparte

Dopo una pausa di vent’anni, nel 1948 il Circuito del Garda tornò a risuonare dei rombi dei motori, regalando agli appassionati di automobilismo un evento di inestimabile valore tecnico e sportivo. Questo ritorno fu accolto con grande entusiasmo, con una gara per vetture Sport e una per le monoposto di “formula libera”, che promettevano spettacolo e adrenalina pura lungo le tortuose strade che solcano le rive del Lago di Garda.

La stagione 1948 rappresentò un momento epocale per il mondo delle corse, segnando la terza edizione dei Gran Premi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Fu anche l’anno in cui fu introdotta la nuova denominazione “Formula 1”, preludio a quello che due anni più tardi sarebbe diventato ufficialmente il campionato del mondo di Formula 1. Il Circuito del Garda, con la sua storia illustre e il suo fascino intramontabile, fu il palcoscenico perfetto per questo momento storico.

Grazie all’apertura della statale gardesana negli anni Trenta, il percorso del Circuito del Garda fu rivisto e ampliato, con l’inversione del senso di marcia e il posizionamento del traguardo a monte del centro abitato di Salò. Il nuovo tracciato di 16,400 km offriva sfide mozzafiato, con curve impegnative e rettilinei veloci che mettevano alla prova le abilità dei piloti e la potenza delle loro vetture.

Nella gara del 1948, Nino Farina si distinse come il dominatore assoluto, portando la Ferrari 125 F1 alla sua prima vittoria in assoluto. Questo trionfo fu un segno premonitore del futuro glorioso della Casa del Cavallino Rampante nella Formula 1, così come per Farina stesso, che l’anno successivo avrebbe conquistato il titolo di Campione del Mondo di Formula 1 al volante di un’Alfa Romeo.

Il Circuito del Garda, con il suo fascino senza tempo e la sua storia ricca di glorie, continua a incantare gli appassionati di automobilismo di tutto il mondo. Le sue strade tortuose e panoramiche raccontano storie di coraggio, determinazione e vittoria, rendendolo uno dei circuiti più amati e venerati nella storia delle corse automobilistiche italiane. Che sia per i leggendari tornanti delle “Zette” o per le strette strade di Salò, il Circuito del Garda rimarrà per sempre nel cuore di coloro che amano la velocità e l’emozione delle corse su strada.

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Circuito del Lago di Garda

Nuovo cambio di regolamento

Nel 1949, il Circuito del Garda si preparava a ospitare una nuova sfida automobilistica, questa volta riservata alle vetture di Formula 2. Nonostante i cambiamenti nel regolamento, il fascino e l’emozione delle corse su queste tortuose strade rimanevano immutati. Il percorso, seppur invariato, vedeva i giri ridotti a otto, mantenendo comunque una distanza impegnativa di 131,2 km.

Nel corso di quella gara, un giovane pilota inglese avrebbe catturato l’attenzione di tutti, dimostrando un talento straordinario e conquistando il rispetto dei suoi rivali più esperti. Si trattava di Stirling Moss, all’epoca un ventenne proveniente da Londra, che faceva il suo esordio in una competizione internazionale. Sebbene fosse uno sconosciuto per la maggior parte dei presenti, il suo eccezionale terzo posto assoluto, dietro solo a due Ferrari, non poteva passare inosservato.

Moss guidava una singolare vettura, poco più grande di un go-kart, e la sua apparizione sulla scena automobilistica italiana lasciò tutti a bocca aperta. Il suo stile di guida coraggioso e determinato catturò l’attenzione del pubblico, mentre la sua capigliatura incolta e folta conferiva al giovane inglese un’aria ribelle e affascinante.

Pochi avrebbero potuto immaginare che sei anni dopo, proprio nella città del Circuito del Garda, Moss avrebbe scritto una delle pagine più luminose nella storia delle corse automobilistiche. Nel 1955, non solo avrebbe vinto la prestigiosa 1000 Miglia, ma avrebbe anche stabilito un record imbattuto nella corsa, entrando così nell’Olimpo dei grandi campioni dell’automobilismo.

La sua Cooper 9 motorizzata Jap fu la protagonista indiscussa di quella gara memorabile, dominando la classe 1100 cc e dimostrando al mondo intero il talento straordinario di Stirling Moss. Anche se all’epoca poteva essere solo un “illustre sconosciuto”, il suo nome sarebbe presto diventato sinonimo di coraggio, abilità e successo nelle corse automobilistiche, tanto da essere inciso per sempre nella storia del motorsport.

I mitici anni Cinquanta

Nel 1950, il Circuito del Garda si preparava a una nuova edizione della sua prestigiosa corsa automobilistica. Dopo una pausa, la gara tornava ad essere disputata sulla distanza di diciotto giri, per un totale di 295,2 km. E questa volta, la vittoria arrise a Alberto Ascari, al volante di una potente Ferrari 166 F2. Un trionfo che confermò la tradizione secondo cui vincere a Salò portava fortuna, poiché Ascari sarebbe diventato in seguito un futuro vincitore della leggendaria 1000 Miglia.

Organizzare una gara lungo oltre sedici chilometri di strada in una delle zone più affascinanti della provincia di Brescia, con la sua ricca offerta turistica di ristoranti, alberghi e seconde case, rappresentava una sfida logistica e organizzativa di enormi proporzioni. Tuttavia, il Circuito del Garda, guidato dalla tenacia di Renzo Castagneto e Angelo Maifredi, riuscì a superare ogni ostacolo.

Renzo Castagneto, affiancato da Angelo Maifredi, giocò un ruolo fondamentale nel riportare il rombo dei motori da corsa sulle strade di Salò. Il loro impegno e la loro dedizione, uniti all’abilità nell’ottenere le necessarie autorizzazioni, furono essenziali per il successo della manifestazione.

Il sindaco di Brescia, Bruno Boni, rivestì nuovamente un ruolo cruciale, facilitando l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie per la chiusura delle strade del Circuito del Garda. Grazie alla sua influenza e al suo impegno, la corsa poté avere luogo, regalando ai partecipanti e agli appassionati un evento memorabile.

Il ritorno del Circuito del Garda vide la partecipazione di piloti di fama internazionale, uniti a giovani talenti destinati a brillanti carriere nel mondo delle corse automobilistiche. Nomi come Joseph Siffert, Colin Davis, Jo Schlesser e molti altri si unirono alla competizione, affrontando sfide epiche lungo le sinuose strade del Lago di Garda.

Gli italiani non furono da meno, con piloti del calibro di Ludovico Scarfiotti, Clay Regazzoni, Andrea De Adamich e molti altri che si batterono con determinazione per la gloria sul circuito di casa. E così, il Circuito del Garda divenne non solo un palcoscenico per le competizioni automobilistiche, ma anche un crocevia di talenti e passioni, che continua a essere ricordato con venerazione nell’ambito del motorsport italiano.

Gli anni Sessanta e la fine

Nel 1961, una doppia tragedia colpì il mondo dell’automobilismo italiano, segnando anche il destino del Circuito del Garda. Il conte Aymo Maggi, vincitore delle edizioni del 1925 e 1926, nonché uno dei “Quattro Moschettieri” ideatori della leggendaria 1000 Miglia, scomparve a soli cinquantotto anni. Pochi mesi dopo, anche Angelo Maifredi lasciò questo mondo.

In onore dei due amici scomparsi, Renzo Castagneto decise di istituire due premi: il “Trofeo Caltex- Aymo Maggi” per le Formula Junior e la “Coppa Angelo Maifredi” per le vetture Gran Turismo della classe 1000 cc. Questi premi avrebbero aggiunto ulteriore prestigio alla gara, celebrando le memorie di due figure tanto amate nell’ambiente automobilistico.

Nel corso degli anni Sessanta, il Circuito del Garda continuò a svolgersi con variazioni sul tema, ma le difficoltà organizzative aumentavano. La chiusura delle strade di Salò e della viabilità gardesana si rivelava sempre più complessa, soprattutto considerando il confronto con il celebre Circuito di Montecarlo. La necessità di una revisione del tracciato diventava sempre più urgente.

Nel 1967, venne ideato un nuovo tracciato, che contemplava per la prima volta il lungolago di Salò come traguardo. Tuttavia, pochi giorni prima della gara, l’Automobile Club di Brescia fu costretto a sospendere l’evento. La richiesta dell’autorità sportiva di installare 1.600 km di guard-rail metallico sul lungolago non poteva essere soddisfatta nel breve tempo disponibile. L’inasprimento delle norme di sicurezza dopo la morte del pilota Lorenzo Bandini durante il Gran Premio di F1 a Montecarlo, provocò la sospensione della gara gardesana.

E così, l’epopea del Circuito del Garda giunse alla sua fine, un’ironica chiusura ispirata dalla tragedia sulla pista monegasca. La speranza di competere con Montecarlo svanì, ma il ricordo di questa storica competizione rimase vivo nei cuori degli appassionati di automobilismo bresciani. Il Circuito del Garda avrebbe potuto diventare un importante circuito cittadino, ma il destino aveva altri piani. Resta un pezzo prezioso di storia, una pagina d’oro nell’annale delle corse automobilistiche italiane.